
Matteo Negri – Amori estivi
10 Giugno 2021
LORENZO TAINI. ZIG ZAG
19 Novembre 202114 settembre - 6 novembre 2021
a cura di:
Roberto Borghi

L'arte italiana degli anni Ottanta non è caratterizzata solo dalla voglia di leggerezza e dal ritorno alla pittura, come vorrebbe uno stereotipo tuttora diffuso. Nel decennio più controverso della storia recente parecchi artisti hanno cercato di dare continuità alle ricerche degli anni Settanta: hanno sviluppato l'idea di opera non convenzionale, performativa, irriverente e spiazzante propria delle neoavanguardie, senza però ereditarne i dogmi ideologici, l'elitarismo intellettuale, la diffidenza verso l'elaborazione formale. A questa "tradizione minore" degli anni Ottanta, che ha avuto comunque un influsso determinante sulla scena dei Novanta, appartiene il lavoro di Salvatore Falci. Il suo percorso iniziato nel 1980 con il Gruppo dei Piombinesi, e proseguito dal 1991 in autonomia, è all'insegna dell’'interazione con il pubblico, della valorizzazione della casualità, del portare alla luce la bellezza spontanea che scaturisce da gesti quotidiani come camminare, scarabocchiare, dormire ... Le tracce di queste azioni, eseguite in modo distratto o inconsapevole da persone comuni, vengono registrate da dei supporti installati nei luoghi più vari. Superfici di masonite poste sul pavimento di una scuola, ad esempio, o lastre di vetro nero collocate sui tavoli di un pub, con il passare del tempo e l’avvicendarsi delle persone, memorizzano l’andamento dei gesti e si impregnano della loro energia. Le opere di Salvatore Falci scaturiscono da fitte sovrapposizione di graffi rapidi e luminosi, da successioni irregolari di abrasioni su campiture monocrome, da sequenza di impronte su materiali morbidi e colorati. Sono opere allo stesso tempo processuali e formali: scaturiscono da un processo di coinvolgimento del pubblico, ma ne danno testimonianza in una forma accurata, suggestiva, talvolta allusivamente cosmica. Forse la tensione più profonda che le attraversa è quella di dare forma alla relazione. Anzitutto alla relazione tra le superfici dei luoghi o degli oggetti e le persone che li frequentano o li usano, ma in fondo anche alla relazione per antonomasia su cui s’impernia la pratica artistica, quella tra arte e vita, che Falci ha ripetutamente sondato attraverso le performance con cui si rivolge direttamente ai singoli fruitori del suo lavoro.
Proprio con una di questa performance si aprirá la sua personale alla Galleria Monopoli: una mostra che, come suggerisce il titolo, attua una letterale presa sull'arte che non puó non lasciare traccia.
Nato nel 1950, Salvatore Falci ha tenuto la sua prima personale nel 1985 alla Galleria Lascala di Roma. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1990, ha insegnato dal 1994 al 2020 all’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, ha co-fondato il progetto “Oreste” nel 1997. Tra le sue più recenti personali: “Conwith”, Galleria Casoli De Luca, Roma, 2019; “Algoritmo 128 e performance DANGER”, Galleria Monopoli, Milano, 2017; “Ti ascolto e prendo appunti”, Corpi scomodi, Cantù, 2012; “Veux-tu jouer avec moi?”(con Armida Gandini), Galleria Koma, Mons; “Abbastanza bene ma …” (con Simona Barzaghi), Fondazione Mudima, Milano, 2010.